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Le piante lasciano impronte chimiche sull'ozono

Mar 26, 2023Mar 26, 2023

Il cloruro di metile (CH3Cl) è uno dei gas a base di cloro più comuni nell'atmosfera terrestre. Insieme alle sostanze chimiche correlate, riduce lo strato di ozono, esponendo la vita sul pianeta a una maggiore quantità di radiazioni ultraviolette del sole. Le fonti e i processi che emettono il gas e lo rimuovono dall’atmosfera non sono ancora chiari.

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In un nuovo studio, Hartmann et al. scoprirono che le piante chiamate felci reali (Osmunda regalis) emettono cloruro di metile con una composizione isotopica diversa da quella emessa dalle fonti industriali. Gli isotopi sono forme diverse dello stesso elemento chimico con un numero variabile di neutroni. La loro analisi ha anche rivelato che un'altra pianta, chiamata club moss, scompone il cloruro di metile utilizzando un meccanismo ancora da scoprire. L'analisi isotopica, dicono, potrebbe aiutare a chiarire la distribuzione delle origini e della rimozione del gas.

I ricercatori hanno prima studiato la produzione di cloruro di metile da parte della felce reale, che è comune nelle regioni temperate e subtropicali ed emette grandi quantità di cloruro di metile. Hanno raccolto e analizzato campioni di felci reali in un giardino botanico in Germania.

Hanno scoperto che le proporzioni degli isotopi di carbonio, idrogeno e cloro nel cloruro di metile prodotto dalle felci reali differivano significativamente da quelle prodotte dal cloruro di metile prodotto industrialmente.

Successivamente, i ricercatori hanno analizzato la composizione isotopica del cloruro di metile quando viene scomposto dal muschio (Selaginella kraussiana). Hanno scoperto un modello isotopico unico che differisce da quelli prodotti da altre piante che degradano il cloruro di metile, suggerendo che il muschio del club utilizza un meccanismo sconosciuto per elaborare il gas.

Queste impronte chimiche, dicono i ricercatori, potrebbero essere utilizzate nella ricerca futura per chiarire gli input e le rimozioni di cloruro di metile nell’atmosfera. (Giornale di ricerca geofisica: Biogeosciences, https://doi.org/10.1029/2022JG007256, 2023)

—Sarah Stanley, scrittrice scientifica

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